Descrizione
Ricostruita nel 1966, dopo che una piena dell'Arrone aveva distrutto la precedente costruzione, la casa rifugio di Moravia, progettata da Maurizio Aymonino rappresenta un caso unico a Fregene, per il singolare rapporto che la costruzione stabilisce con la natura circostante. Un piccolo volume cubico, nella migliore tradizione moderna, collocato a fianco dell'Arrone, quasi come una palafitta.
L’ ex casa di Alberto Moravia è attualmente di proprietà di Gianfilippo e Giuliana Lippi proprietari modello che dopo averla ereditata continuano a prendersene cura e a difenderla. Moravia nel ’55 rilevò la concessione demaniale della casetta edificata sulle rive dell’Arrone al villaggio dei pescatori e, dopo l’alluvione del ‘65 che la distrusse completamente, la ricostruì ex novo grazie all’aiuto nella progettazione dell’architetto Maurizio Aymonino. Si decise di realizzarla sostenendo le fondamenta su piloni di cemento armato profondi 10 metri. Lo scrittore aveva eletto questo rifugio“luogo dell’anima” e si ritrovava lì a volte con i suoi amici più carì.
Fra loro c’era una coppia di pittori, Enzo Brunori e la compagna Vittoria Lippi, ai quali nel ’73 Moravia decise di vendere la casa. La costruzione è rimasta sostanzialmente uguale sino ad oggi ed è riuscita a resistere bene alla piena dell’Arrone del ’76 grazie proprio ai pilastri sotterranei così solidi. La villa si presenta su due piani distinti ed è stata arredata da Giuliana Lippi Boncampi, architetto d’interni, che ha voluto usare materiali semplici, poveri e colori che richiamano lo splendido scenario che si può osservare dall’alba al tramonto dalle finestre. Ex Villa Moravia non è più solo una casa privata è diventata un simbolo che rievoca, materializza ed esprime il genius loci (lo spirito del luogo) del villaggio dei pescatori la sua essenza profonda e ultima che sembra ormai retaggio d altri tempi. La vita dura della gente di mare che lotta, resiste e soppravvive alle difficoltà, alle intemperie e alle avversità con la semplice determinazione che a volte solo i forti e gli umili hanno. L’attività e l’intervento umano in relazione ai luoghi vengono considerati tanto più azzeccati quanto più riescono a identificare il carattere essenziale del luogo e a creare ambienti umani che siano in sintonia con esso. Ecco Moravia seppe accettare la sfida del genius loci e la sua casa edificata proprio lì sull’argine dell’Arrone la interpreta magnificamente.
Si narra che la capitaneria di porto, dopo che la casa dello scrittore fu distrutta dalla piena nel ’65, gli propose di ricostruirla più lontano dal letto del fiume, per sicurezza, ma egli rifiutò e preferì rinforzarne le radici profonde dentro la terra e la sabbia ed è così che questa spartana dimora è soppravvissuta ai vari eventi, in stretta simbiosi con le forze della natura circostante di cui gioisce e ne accetta i rischi. Oggi, come abbiamo accennato in apertura, la ex villa Moravia non corre pericolo di cadere fra le grinfie di gretti speculatori o di essere vittima della noncuranza o del disinteresse dei nostri amministratori, sia perchè fortemente amata dai suoi proprietari sia perchè situata su terreno demaniale in zona a rischio dissesto idro-geologico. Ma esistono molte altre case-simbolo che sono investite da una rappresentazione affettiva e cognitiva a vario titolo e che insieme ad altre caratteristiche fisiche dell’identità di luogo contribuiscono a mantenere nei suoi abitanti (quelli che ne sono consapevoli) una sorta di attaccamento a Fregene. Alcune di queste costruzioni, in particolare, hanno la peculiarità di riuscire ad elicitare la memoria del passato, i suoi vissuti e di fare da anelli di congiunzione con il futuro. Oggi,purtroppo però, esiste il forte rischio di annientamento, sparizione o smembramento senza il mantenimento di alcuna traccia fisica di loro e anche della natura circostante che ne ha giustificato il legame intrinseco.
Se non ci si impegnerà per la conservazione di entrambi Fregene perderà alcune delle caratteristiche che la rendono unica e particolare nel suo genere; la perdita di questi “pezzi di storia” potrebbe provocare una rottura nella valenza affettiva dell’attaccamento al luogo o al non riconoscimento dello stesso con le conseguenze di disagio psicologico che ne possono derivare. Villa Fellini docet, una ferita sempre aperta che ci serve da monito.
Modalità d'accesso
Da Roma: Via Aurelia, uscita Maccarese-Fregene (10 Km)
Autostrada Roma Fiumicino, uscita Civitavecchia, uscita Maccarese Fregene (4 Km)
Indirizzo
Punti di contatto
Ultimo aggiornamento: 25 settembre 2024, 18:34